Aut Aut 348/2010. Georges Didi-Huberman. Un’etica delle immagini
AA.VV.Da alcuni anni in Italia i libri di Georges Didi-Huberman ricevono una crescente attenzione, soprattutto dopo la traduzione di due saggi come Immagini malgrado tutto e L’immagine insepolta che si sono inseriti in dibattiti già molto vivaci e che, partendo da problemi di estetica, la oltrepassano ampiamente: il primo perché prende posizione sulla questione delle fonti storiche, sul valore della testimonianza e sull’archiviazione dell’evento (nel caso specifico la Shoah); il secondo perché ha fornito ulteriori importanti tasselli per una rilettura critica dei percorsi di ricerca di Aby Warburg, anche in contrapposizione alla cosiddetta “scuola warburghiana”.
In virtù della sua capacità di focalizzare e di lavorare con accuratezza le diverse problematiche dell’immagine, e di un metodo che si nutre costantemente di apporti provenienti da discipline diverse, la presenza di Didi-Huberman si è di conseguenza imposta anche a una cerchia di lettori più ampia rispetto a quella degli specialisti (storici dell’arte, iconologi e studiosi di estetica). Il fatto poi che le sue ricerche sulla storia dell’arte italiana e alcuni tra i suoi saggi rivisitassero i motivi di una Kulturgeschichte per la quale, storicamente, in Italia si è rivolta più attenzione che in Francia, ha senza dubbio contribuito a stringere ulteriormente il legame tra lui e il nostro paese.